Ricevere libri, a Natale, è sempre una gioia. Quando un appassionato lettore sceglie di donare un determinato testo non è mai un caso ed è emozionante, per me, iniziare a leggere chiedendomi quale sia il messaggio da cogliere. Nel caso di “Lettere a un poeta” di Rainer Maria Rilke il sotteso è ancora più profondo, considerando che l’amica che me ne ha fatto dono mi conosce da oltre vent’anni e sa, per averli visti e vissuti, molti aspetti di me che forse ai più non sono noti. Ho quindi divorato con attenzione le circa sessanta pagine che riportano le risposte dello scrittore boemo al cadetto Franz Xaver Kappus, aspirante poeta, bramoso di consigli letterari.
E ho capito i motivi della scelta. “Le cose non sono tutte afferrabili e dicibili come siamo in genere condotti a credere; la maggior parte degli eventi sono indicibili, si manifestano in uno spazio che nessuna parola ha mai penetrato” è la prima frase che ho sottolineato a matita, la prima di numerose altre. In poche pagine si condensano tanti temi che fanno parte del mio quotidiano, sempre più in bilico tra chi vorrei essere e ciò che devo mettere quotidianamente in scena, eppure, per parafrasare Rilke, se la vita quotidiana sembra carente di sostanza non devo biasimare lei, ma me stessa, per non essere abbastanza poeta da evocarne le ricchezze.
Un inno alla ricerca di sé stessi, al silenzio, alla solitudine in cui guardarsi dentro e capire se “Io devo scrivere?” E qualora la risposta sia chiara, costruire la vita sulla base di questa urgenza.
Sono convinta, o forse mi illudo, che, solo chi ha saputo intuire anche ciò che non racconto, potesse regalarmi queste riflessioni, proprio nel momento in cui l’avvicinarsi di un compleanno importante, mi porta a chiedermi quale sia la direzione che voglio dare ai prossimi anni.
Ricordando che ciò che conta è questo: vivere tutto, anche le domande.
La profondità delle parole di Rilke merita più di una lettura, le pagine devono decantare, depositandosi, prima ancora che nella mente, nel cuore: è commovente quando spiega al giovane che la sensazione di costrizione, che avverte per l’assenza di un sentimento comune con gli altri, non deve essere causa di ansia o tristezza, concentrandosi invece sulle cose della natura. E, per un attimo, ho pensato che si rivolgesse a me.
Il primo libro letto nel 2025 è una bellissima lezione, che contiene un augurio davvero illuminante “che lei possa trovare la pazienza per sopportare e la semplicità per credere […] e in caso contrario, che lasci fare alla vita il suo corso: mi creda, la vita è nel giusto, qualunque cosa accada.”