Il successo planetario del film Barbie è qualcosa di difficilmente spiegabile. Avendone letto molto, sia la critica sui giornali, sia gli esperti di marketing, comunicazione e di tutto di più su LinkedIn, la curiosità era tanta. Pur fortemente allergica a tutto ciò che è trend del momento, ieri sera, ho vinto la mia naturale intolleranza al mainstream, trascorrendo una piacevole serata al cinema con due amiche, coetanee (la precisazione sull’età è funzionale allo scritto).
Il film Barbie rappresenta innanzitutto una grandiosa operazione nostalgia nei confronti di chi oggi è madre o comunque in età tale da avere figli adolescenti. La generazione delle bambine che sono cresciute ammirando le Barbie modello di bellezza irraggiungibile. Il politicamente corretto è arrivato dopo, eppure, ricordo che alla fine degli anni settanta e nei primi anni ottanta, le mie Barbie andavano già all’università per diventare avvocate di successo e raddrizzare i torti di mezzo mondo, mentre quelle di mia sorella sfondavano nel campo della musica classica e in quello della scienza, con egual disinvoltura.
Erano donne di successo con fisici irraggiungibili. Quelle curvy o con qualche imperfezione, dicevo, sono arrivate dopo, mentre quelle di colore, o ispaniche o eschimesi o chissà di quale altra etnia, c’erano anche allora ed erano bellissime.
Il film sa parlare anche alle più giovani, il rapporto madre figlia in adolescenza è ben rappresentato, ma l’elemento che a me è piaciuto di più è che è concesso anche alla madre di essere ancora giovane. Di avere sogni, aspettative, desideri.
Anche se sei over 40 hai ancora diritto di essere viva.
Poi ci sono tanti altri temi, trattati con ironia, ma che arrivano. Il riscatto di Barbie stramba sottolinea il fatto che fermarsi all’apparenza è un errore, il rapporto Ken e Barbie, su cui si sviluppa tutta la storia, mette in luce l’importanza di un rapporto equilibrato fra i generi, l’evoluzione della psicologia della protagonista è un cliché, ma ha una morale chiara.
Il film è carino, sembra allegro e spensierato, ma semina contenuti, lo fa quasi per caso, ma fra le varie nuance di rosa, si insinua un pensiero nitido: non permettere a nessuno di chiuderci in una scatola.
Nemmeno a noi stesse.
A volte è più facile stare in silenzio, lasciare che siano gli altri a prendersi il posto che meritiamo, per paura di uscire dalla nostra scatola comfort zone. Insomma, ho capito perché è un successo planetario e sono contenta che lo sia…