Nell’ottobre del 2008 lessi un librettino delizioso, 84, Charing Cross Road, dopo essermi appassionata al film omonimo, visto per caso, in un pomeriggio vuoto, sdraiata sul divano di una casa che non ho sentito davvero mia. L’abitudine di mettere una data e il mio nome, scritti a matita, sulla prima pagina dei libri letti, mi consente di collocare temporalmente l’evento, diversamente non sarei riuscita a ricordarlo, ma resta ben chiaro il sentimento provato, un misto di tenerezza e nostalgia, come se fra quelle pagine si fosse annidato anche un po’ di me.
So di sembrare molto retrò, ma da sempre subisco il fascino dei libri e ancora di più se sono edizioni con un passato, magari fuori commercio ma ricche di anima.
Il testo, ma anche la fedele trasposizione cinematografica, riporta una raccolta di lettere, uno scambio epistolare che si articola in un ventennio, tra l’autrice Helene Hanff e Frank Doel impiegato di una libreria antiquaria di Londra. Nonostante un oceano di distanza, la corrispondenza nasce e si alimenta grazie all’amore per la letteratura inglese del Settecento della scrittrice americana, che si rivolge a Marks & Co, nel 1949, per trovare testi irreperibili a New York, trovando in Doel non un semplice libraio, ma un brillante interlocutore, culture delle lettere. Un botta e risposta garbato e ironico, tra anime affini, in cui si svelano squarci di quotidianità: il razionamento dei viveri nella Londra post bellica diviene opportunità per inviare, da parte della Hanff, in segno di gratitudine per il lavoro di reperimento di testi da lei chiesti (usati e a prezzi contenuti, ma talmente belli da metterle quasi soggezione), in occasione delle festività, pacchi con cibarie che vengono divise fra i dipendenti dell’attività, rendendo la benefattrice particolarmente cara a tutti loro. Ma il cuore della relazione fra i due mondi rimane l’uomo, che la Hanff considera l’unico in grado di comprendere lei e il suo amore per la pagina scritta.
Tra le righe si rivelano dettagli del privato di entrambi: dalla quotidianità della famiglia di Doel, alle difficoltà economiche affrontate dalla scrittrice, a seguito delle alterne vicissitudini come sceneggiatrice e autrice per il teatro e la televisione. Ristrettezze finanziarie che a lungo ostacoleranno il sogno di recarsi a Londra per ritrovare le emozioni vissute nelle sue letture.
Un racconto che scorre veloce, divertente e delicato, con un epilogo un po’ amaro, quando Hanff riuscirà a sbarcare a Londra, la libreria avrà già chiuso i battenti, spazzata via dalla modernità.
Rivedere il film, con i meravigliosi Anne Bancroft, Anthony Hopkins e Judy Dench, mi ha ricordato perché mi piace perdermi fra gli stand ai mercatini di libri usati o fra gli scaffali delle librerie specializzate. Come scrive l’autrice “mi piacciono moltissimo i libri usati che si aprono alla pagina che l’ignoto proprietario precedente apriva più spesso.” Concludo con un consiglio non richiesto a chi ama tuffare il naso fra la carta, di guardare il film o dedicare due ore alla lettura del libro, per ritrovare nei protagonisti la propria passione.
In pochi istanti mi hai immerso nella delicatezza e drammaticità del libro.
Grazie di come scrivi.
Grazie di esserci.
Grazie, sempre! Buone feste 💚