Qualche tempo fa mi è stata fatta una domanda, solo in apparenza semplice: che cosa ti piace?
E da quel momento ho iniziato a pensare cosa mi rende felice, cosa mi appaga, cosa mi fa sentire bene e ho pensato di stilare un elenco, in ordine casuale, in quanto troppo eterogeneo per consentire una classifica in base alla preferenza.
Mi piace il biscotto gelato, più che per il suo sapore, per il ricordo che evoca, dell’infanzia al mare, con la nonna paterna, quando c’era il momento trasgressione per lei, che pur diabetica, si concedeva lo stecco pralinato all’amarena e io, appunto, uno dei tanti gelati col biscotto che, forse, oggi non esistono più.
Adoro leggere, un atto quasi di ribellione al quotidiano, per il grande piacere che mi dà potermi immergere in una storia, infischiandomene di tutto il resto del mondo, di incombenze, di impegni e della sveglia. Trovo bellissimo quando una storia mi rapisce al punto da togliermi il sonno e farmi trascorrere la notte in bianco pur di non lasciarla.
Mi piace camminare e guardarmi attorno, lasciandomi conquistare da ciò che mi circonda, sia un bosco, un paesaggio bucolico, una città che non conosco o un borgo arroccato su un monte, in cui fra le viuzze in salita risuona solo il silenzio (e il suono del mio respiro affannato, ma è solo colpa mia, non mi piace più fare sport, ma non è l’elenco giusto per parlarne). Mi piace talmente tanto farmi guidare dalle sensazioni, da risultare assorta e scarsamente di compagnia per chi è con me, sono fatta così, quando assorbo la bellezza non trovo le parole per dirlo.
I colori. Mi piace disegnare e dipingere, anche se sono pessima, non ho un briciolo di talento e l’unica cosa che faccio è pasticciare con pennelli e matite, sperando di migliorare, ma, in questo caso, è abbastanza evidente che la pratica non rende perfetti, tuttavia, non avendo ambizioni in questo campo, mi basta trascorrere dei momenti di innocente benessere.
La musica. Un argomento che meriterebbe un capitolo a parte, perché ho un rapporto altalenante con lei. Premesso che non ho talento nemmeno per la musica suonata, nonostante ci abbia provato, ho sempre ascoltato tanta musica di generi differenti, sin da piccola col giradischi portatile, poi col mangianastri e il lettore cd, che fa tanto anziana, ma che continuo a preferire alla musica digitale (mentre scrivo queste righe ascolto il cd The best of Nina Simone, ma il sogno resta un impianto stereo con il giradischi, perché il rumore della puntina sul vinile, per me, è impagabile). Eppure la musica è solo per i momenti sereni, quando il cuore è turbato, ascoltarla mi fa male, è una lama che rende tutto ancora più doloroso e, per anni, non ho potuto nemmeno accendere l’autoradio in auto.
Scrivere. Credo sia la mia passione più grande, oltre che il mio travagliato lavoro. L’unica cosa che credevo di saper fare e che adesso, capricciosamente, un po’ mi sfugge. Come se avessi consumato le parole, stancato i pensieri, reso opaco lo stile. Il terrore della pagina bianca, il cursore che lampeggia e le idee che si attorcigliano, sono una sensazione sempre più frequente. Trasmettere emozioni, raccontare, rendere tangibili le situazioni attraverso le parole, tutto ciò che ho sempre fatto e che temo di aver smarrito. Ma non smetto di amare la scrittura, profondamente.
Non so se ho risposto alla domanda e di certo non è un elenco esaustivo, ma per il momento mi fermo qui, con la consapevolezza che le cose belle, per fortuna, sono ancora moltissime e che la persona che ha posto la domanda è sicuramente sul podio di ciò che amo di più.