Un breve soggiorno a Barcellona è stato l’occasione per visitare il Museo Picasso. Un artista che ha ridefinito i canoni dell’arte, una personalità affascinante e un uomo che ha segnato il proprio tempo, prendendo una posizione forte contro la violenza cieca della guerra civile che si abbatte sui civili inermi, con la sua opera più famosa, Guernica, in cui riassume l’orrore provato di fronte alla notizia del bombardamento della città basca per mano dell’aviazione tedesca a supporto del regime franchista. Come egli stesso affermò, l’artista è un uomo interessato e partecipe anche alla politica, conscio degli avvenimenti del mondo e la pittura è un’arma nell’attacco, una difesa contro il nemico.
Nelle opere presenti in mostra ne viene ripercorsa l’evoluzione: talento precoce, che grazie alla guida paterna, mostra, sin da giovanissimo, la propria abilità, distinguendosi all’accademia di Barcellona prima e poi a Madrid. Un virtuoso, che riesce a rompere gli schemi e ridefinire l’arte pittorica. L’esposizione è vasta, trovano posto disegni, schizzi, appunti, taccuini oltre a una pluralità di opere che illustrano l’evoluzione del suo stile. Vedute di Barcellona, di Malaga, paesaggi, marine, studi accademici, soggetti sacri, autoritratti, ritratti, tra cui il padre e la zia, il periodo blu, il cubismo, Las Meninas e poi ceramiche e sculture, sono tantissime le meraviglie che stupiscono i visitatori. Un’esposizione temporanea, allestita fino al 6 ottobre, “Fernande Olivier, Pablo Picasso and Friends” offre un’ulteriore opportunità per immergersi nella vita del pittore andaluso, attraverso gli occhi di colei che fu sua compagna e modella, a Parigi, dal 1904 al 1912.
Da non esperta d’arte, ciò che mi affascina maggiormente è il coraggio di quest’uomo che ha testimoniato la realtà, prendendo una posizione chiara, senza timore di denunciare le storture del totalitarismo. Un’emozione vedere come padrone di una tecnica sopraffina, abbia saputo ricercare uno stile unico, inventando sempre nuovi modi di esprimere il proprio genio. Perdendomi fra le sale espositive, non sono riuscita a non pensare alla foto scattata da Robert Doisneau per Vogue, “le mani di Picasso” in cui le mani del pittore, ormai anziano, sono nascoste dal tavolo su cui fanno bella mostra due panini, che ne prendono il posto, un ritratto ironico che restituisce un’immagine più umana del grande artista. Forse è proprio questa la caratteristica di chi possiede veramente il genio, non prendersi troppo sul serio, ma essere pronto a impegnarsi ogni qual volta sia necessario.
Una nota a margine, qualche anno fa visitai il museo Reina Sofia a Madrid, non ero preparata all’impatto che avrebbe suscitato in me l’enorme opera. Allora non era consentito scattare foto nella sala dedicata al dipinto, divieto revocato solo di recente, ma ricordo bene la sensazione di smarrimento provata di fronte al dolore che trasmette. Un’emozione fortissima, condivisa con gli altri visitatori presenti, percepibile dagli sguardi sgomenti e dal silenzio che ha accompagnato la visita. Quasi un monito a non dimenticare l’assurdità di un atto terroristico, che ha spezzato la vita di civili al mercato, tra i quali numerosi bambini. Invito inascoltato, visto ciò che avviene ancora ai giorni nostri.