Crescere all’ombra di una sorella maggiore bella e intelligente, che disastro!
No, scherzo… avere la fortuna di condividere uno spazio minuscolo e i primi anni di vita con una persona, che finge di non sopportarti, ma che in caso di necessità ucciderebbe per te, è un gran vantaggio.
Le più sconvolgenti litigate e le maggiori umiliazioni hanno avuto lei come protagonista, è inutile fingere, eppure è stato il punto fermo attorno a cui ha girato il mio mondo instabile fino ai vent’anni. Era a lei che guardavo come modello di perfezione inarrivabile, lei che, giustamente, non mi voleva fra le scatole mentre usciva con le amiche e io, dietro ai vetri della finestra del soggiorno, a spiarle con ammirazione mentre partivano, truccate e agghindate, il sabato pomeriggio per il giro in centro. E, proprio per dimostrarle che non m’importava nulla, m’impegnavo a essere l’opposto di come la percepivo. Dando vita “al giorno e la notte”, come ci definisce madre anche oggi.
Ma con una certezza, condividiamo il dna e un amore incondizionato l’una per l’altra.
Scelte diverse ci hanno allontanate fisicamente, mezza Italia ci separa e, anche se la tecnologia ci fornisce l’opportunità di contatti più frequenti, è il quotidiano che rema contro. Orari di lavoro, impegni personali assortiti e frequenti “ti richiamo dopo” che cadono nel vuoto, rendono le nostre chiacchiere sporadiche. Eppure siamo sempre noi.
Ma, in questi giorni di grande caos, mi manca moltissimo la condivisione della “camerina”, come era definita la nostra stanza dalle pareti azzurre, sia perché realmente minuscola, sia perché luogo del nostra vita di bambine. Sento la nostalgia del mio letto nel cassetto, che ogni sera veniva allestito e collocato vicino a quello da cui veniva estratto. Ma, non appena sorella si stendeva lì, io scendevo dal mio e lo spingevo contro al suo, creando una sorta di letto matrimoniale. Con un obiettivo neppure troppo nascosto: creare una barriera ai mostri. Grazie a questo stratagemma avrei, infatti, dovuto difendere solo tre lati della postazione.
Chiaramente la coinquilina non era particolarmente entusiasta, avendo ogni via di discesa bloccata, eppure, se mi vedeva particolarmente spaventata, mi concedeva di accostare i letti. E, spesso, mi teneva anche per mano fino a quando non mi addormentavo.
Sono passate era geologiche da allora, ma in questi giorni desidererei moltissimo riaverla qui a condividere la notte, per aiutarmi a sconfiggere i mostri, che non sono più sotto al letto, ma sono accanto a me, nelle preoccupazioni quotidiane.
Sorelle, probabilmente il rapporto più conflittuale della vita. E un legame eterno.