A pochi giorni dalla chiusura della grande mostra ai musei San Domenico di Forlì, sono riuscita a visitare la monumentale esposizione dedicata a “l’arte della moda”. Essendo fondamentalmente ignorante in materia, come sempre accade con le mostre tematiche, mi occorre tempo per comprendere se mi è piaciuta o meno. Quando viene sviscerata l’opera di un singolo artista cerco di documentarmi preventivamente, così da capirne meglio l’evoluzione, contestualizzarne i lavori, in sintesi tentare di colmare, in parte, le enormi lacune che, purtroppo, mi impediscono di godere appieno della bellezza. Più complesso quando sono presenti, come in questo caso, una molteplicità di artisti e il percorso si dipana lungo un arco temporale di quasi due secoli. E poi tantissimi artisti, per duecento opere e un centinaio di abiti, davvero una rassegna imponente e che merita una visita accurata e attenta, possibilmente con una delle guide che aiutano a districarsi fra la molteplicità di spunti offerti.
Dopo questa premessa, torno al pensiero che mi ha spinto a scrivere queste poche righe avventurandomi in una disciplina che non mi appartiene: tra le opere che mi hanno maggiormente colpita c’è il ritratto di Maria Antonietta di Élisabeth Vigée Le Brun. La regina è immortalata con una veste di mussola bianca e non coi ricchi abiti sfarzosi di corte, cosa che rese l’opera scandalosa all’epoca, ma che, di fatto, contribuì a innovare la moda dell’epoca. La pittrice, che non conoscevo, ha suscitato la mia attenzione in primis per l’amicizia profonda con la sfortunata regina di Francia, che la volle come artista ufficiale di corte e poi per la lunga vita avventurosa che condusse, fuggendo dalla rivoluzione francese. Pittrice nelle corti d’Europa, mi affascina il pensiero del suo grand tour in Italia, immaginandola bella ed elegante (come appare nei suoi autoritratti) intenta ad assorbire luci e colori delle città italiane più culturalmente stimolanti sul finire del Settecento. Il rientro a Parigi la vide protagonista di un salotto letterario e autrice dell’opera “Memorie di una ritrattista”. Protagonista e interprete di un periodo storico di grande fermento, provo ora il desiderio di approfondire la conoscenza della sua produzione, cercando chissà quali tracce e, nel farlo, scopro di averla solo sfiorata in una recente visita agli Uffizi dove si trova l’autoritratto mentre dipinge proprio l’ultima regina dell’Antico Regime.
Mi emoziona pensare a questa grande donna, che non avrei mai incontrato se non fossi andata a vedere la mostra al San Domenico.
Un dono inaspettato, oltre al piacere di due ore immersa nella bellezza.